Il 6 febbraio si è tenuta nell’area metropolitana di Milano la prima iniziativa assoluta della “Giornata del Lavoro Agile” con interessamento e promozione del Comune. Il particolare evento ha visto seimila persone dislocate tra oltre cento aziende di ogni dimensione, studi professionali, enti pubblici e comunali, cooperative, sperimentare la formula non solo del lavoro da casa, ma quella del lavoro in un qualunque luogo a scelta che non sia l’ufficio. La regola, quindi, non è stata nemmeno il più classico “telelavoro”, ma si è lasciata a ciascuno degli aderenti la possibilità di scegliere il luogo in cui lavorare: a casa, in palestra, al bar, nei parchi comunali, con l’obiettivo di trovare il modo per conciliare il lavoro con la propria vita privata ottimizzando i tempi e lavorando in modo elastico. Il tutto, risparmiando anche il tempo del traffico e l’inquinamento delle auto in assenza del classico movimento che ogni giorno porta questi lavoratori da casa all’ufficio. Sarà il Comune stesso a dare tra alcuni giorni i dati ufficiali in termini di chilometri, tempo e benzina risparmiati oltre che ad una serie di statistiche sui partecipanti (uomo/donna, fasce di età e le loro risposte ad un questionario sull’utilizzo del tempo con il nuovo sistema).
È stato proprio il Comune a volere questa iniziativa per cercare di “svecchiare” il concetto di produttività legata al lavoro nella maniera più classica dell’ufficio e ad interessarsene è stata Chiara Bisconti, assessore al Benessere Territoriale. All’estero queste forme di lavoro sono già diffusissime e consentono di dare vantaggi non solo ai dipendenti, ma anche importanti vantaggi economici e produttivi alle aziende. Allo stesso tempo il lavoratore rende di più perché trova un incremento motivazionale e una riduzione dello stress, nonché l’eliminazione dei costi di trasporto. Se questo lavoro fosse applicato a livello di massa, poi, l’ambiente ne trarrebbe grandi benefici con considerevoli riduzioni di emissioni da gas di scarico e di consumi energetici.
Tra le aziende che hanno aderito, anche molte di fama internazionale come Barilla, Nokia, Nestlé, IBM, che hanno già sperimentato per proprio conto queste forme di lavoro maggiormente flessibile in merito al luogo, e altre che hanno deciso di cimentarsi per la prima volta come Philips, TNT, Allianz. Il lavoro concepito in questo modo “smart” non prevede comunque l’eliminazione della presenza in ufficio, ma l’alternanza del lavoro tra giornate in ufficio ed altre da remoto. Ecco che quindi il concetto di “lavoro agile” (smartwork) si differenzia da quello di “telelavoro”: non si è costretti a lavorare sempre da casa, ma d’accordo con l’azienda si può restare a casa quando è più comodo o utile lasciando libertà di scelta al dipendente.
Il passaggio non è comunque dei più semplici, soprattutto per le aziende che da sempre attuano un forte controllo sui dipendenti e che non riescono ad essere abbastanza “agili” mentalmente da capire che i vantaggi sarebbero maggiori dei rischi. Infatti, con questo sistema l’obiettivo dei dirigenti non diventa più quello del controllo sui tempo di lavoro, ma direttamente sulla misurazione dei risultati, contando per il resto sulla capacità dei lavoratori di riuscire a gestire il lavoro previsto un po’ come se esercitassero la libera professione.
Proprio in vista di queste nuove possibilità, è stata avanzata una vera e propria Proposta di Legge trasversale alle forse politiche per istituire il lavoro agile anche a livello di inquadramento legislativo. È ancora presto per sapere come si concluderà, ma precisa tra le altre cose che il lavoro agile avrebbe diritto allo stesso identico trattamento economico del lavoro dipendente classico. Anche se la legge dovesse essere approvata, comunque, ci sarà ancora molto da lavorare sulla mentalità dei dirigenti affinché il lavoro agile diventi una vera opportunità ben sfruttabile.
immagini: foto pubbliche da Evento Facebook Giornata del Lavoro Agile