All’interno dell’azienda in cui lavorate, sul web o chiacchierando con un vostro amico vi è mai capitato di sentir parlare di lean thinking? Se questo nome vi suona totalmente sconosciuto, questo articolo può fornirvi degli spunti interessanti per la vostra vita professionale (e non solo).
Lean thinking o lean production sono termini inglesi che in italiano si possono tradurre come “pensiero snello”, “produzione snella”. Naturalmente non si tratta di consigli di bellezza, ma di una sorta di filosofia produttiva il cui credo fondamentale ruota attorno alla riduzione, se non all’eliminazione, di tutte le forme di spreco che si sviluppano in un contesto lavorativo.
Questa concezione interessante (che poi ci potrebbe far riflettere sul senso di fare la raccolta differenziata) ha avuto origine negli anni ’90, quando due studiosi l’hanno utilizzata per definire il sistema produttivo di una ben nota azienda giapponese produttrice di automobili: la Toyota.
Dall’analisi del modo in cui lavorano i pezzi grossi dell’industria automobilistica mondiale, gli studiosi Womack e Jones hanno rilevato che la Toyota è nettamente superiore rispetto alla massa, e in questa occasione hanno coniato l’espressione “lean production”.
La Toyota ha infatti individuato ed eliminato le fonti di spreco che possono compromettere la produttività aziendale. In particolare, nel caso dell’azienda giapponese lo spreco equivale a:
- realizzare un numero di attività superiore a quello previsto, senza che ne consegua un surplus di valore
- perdere tempo a procurarsi materiali, dovendosi spostare lontano
- realizzare prodotti difettati, che poi devono essere nuovamente lavorati
- eccedere nell’acquisto di materiale
- produrre più di quanto necessario
- disperdere tempo inattivamente
- provvedere allo spostamento di materiale senza che vi sia un conseguente aumento di valore
Queste considerazioni presuppongono la definizione specifica di valore per l’azienda. Per ovviare a tutto ciò la Toyota ha messo in atto delle tecniche lean, come ad esempio dare solo ordini necessari, garantire un posto di lavoro pulito, utilizzare le procedure operative prestabilite, costante ricerca di miglioramento anche attraverso la responsabilizzazione il coinvolgimento diretto delle risorse. E ancora, viene dedicata grande importanza al problem solving e al mantenimento di un flusso di informazioni fluido e continuo.
Il modello lean giapponese è stato esportato in Occidente, e declinato in modi diversi a seconda delle aziende che hanno scelto di adottarlo.
Nei primi tempi sembrava che questa filosofia potesse calzare bene solo ad aziende molto grosse, con un’organizzazione iper strutturata: le grandi imprese. Ma con il passare del tempo si è destato sempre più anche l’interesse delle piccole medie imprese, che hanno saputo sottrarre la lean production dall’essere appannaggio di pochi grandi colossi aziendali.
Del resto, a pensarci bene, individuare quali sono gli sprechi nel processo produttivo è un toccasana per qualsiasi tipo di azienda, grande o piccola che sia. Ed eliminare questi sprechi non è mai stato tanto vitale come ora, un periodo in cui tendenzialmente nessuno può permettersi di sprecare nulla. Proprio per questo, ancor prima che parlare di lean production si può parlare di lean thinking: pensare snello è prima di tutto una forma mentis.
L’applicazione di questa linea di pensiero all’interno delle aziende si traduce in una ricerca di perfezionamento che va a beneficio del prodotto o servizio finale. L’obiettivo di fondo è, sempre e comunque, la piena risposta alle esigenze e aspettative del cliente.
Come abbiamo detto poco sopra, il pensare snello coinvolge in modo cospicuo anche le risorse umane di un’azienda, dal momento che per ciascun dipendente si vanno a inquadrare e settare per bene ruolo e compiti assegnati, mettendolo nelle condizioni di esprimere piene potenzialità ottimizzandone al contempo il rendimento. Anche il lavoro di squadra è un aspetto su cui insiste molto questa filosofia.
Insomma, lo studio fatto sul modello della Toyota ha evidenziato come sia utile combattere l’inefficienza e l’inefficacia all’interno di un sistema produttivo, e incoraggiare la produzione di valore aggiunto ai fini della piena soddisfazione del cliente.
La lean thinking non è da intendersi come una serie di rimedi raffazzonati e improvvisati, ma come un vero e proprio strumento da studiare e utilizzare con cognizione di causa, dal momento che richiede la definizione di obiettivi precisi e strumenti di analisi appropriati.
Un esempio tutto italiano al riguardo è Empeiria, associazione che si occupa, tra le altre cose, di fare formazione sulla lean production in modo professionale: i membri del network di Empeiria sono professionisti di alto livello che mettono le loro competenze manageriali a disposizione delle aziende.
Per concludere, che la si guardi come strettamente connessa all’ambito produttivo o come una filosofia di vita in senso lato, la lean thinking è un qualcosa che senz’altro bisogna studiare, capire e valutare con attenzione per trarne il miglior vantaggio possibile.