In fondo, siamo tutti “indignados”

Gli ultimi numeri parlano chiaro:

secondo l’Ufficio studi della Confartigianato, ci sono due milioni di disoccupati in Italia soltanto tra i giovani tra i 25 e i 34 anni. Un’altra domanda viene in mente. Perché si continua a parlare di giovani? A trent’anni, si è uomini e donne che hanno voglia e diritto di costruirsi una famiglia, non ragazzini allo sbaraglio. Eppure è così che la classe dirigente attuale continua ad inquadrare la categoria: i “giovani”. Loro, a trent’anni erano al lavoro da un pezzo, più che maturi, altro che giovani.

Però abbiamo guadagnato un primato europeo: negativo, naturalmente. Il più alto tasso di 25-34enni inattivi, 25,9% contro il 15,7% della media dell’Unione Europea. Così, la crisi sarà anche globale, ma perc

hé da noi è ancora più crisi? La situazione è ancora più critica come sempre al Mezzogiorno e per le donne: 1.120.000 sono i “giovani” disoccupati al Sud mentre le donne disoccupate sul totale sono 1.341.000.

Di fronte a queste cifre, non c’è da meravigliarsi se il movimento degli “Indignados” sta prendendo rapidamente piede anche in Italia.

Il movimento è nato diversi mesi fa in Spagna per trasformarsi in breve tempo in un movimento globale con l’obiettivo di sensibilizzare il mondo sui reali problemi della crisi economica. La scelta del nome “indignados” non ha bisogno di molte spiegazioni e ci è facilmente comprensibile.

Il movimento ha generato manifestazioni in oltre 80 Paesi in tutto il mondo e nelle maggiori città.

Fermandoci strettamente al contesto italiano, gli Indignados sono una vasta parte della popolazione compresa tra i 16 e i 60 che comprende studenti, eterni precari, cassaintegrati e pensionati che hanno lo scopo di combattere il disinteresse politico e l’individualismo, di aprire nuove prospettive di lavoro per i giovani riducendo il potere delle banche e delle multinazionali, di superare il sistema partitico.

Attenzione, dopo i recenti scontri di Roma, non vanno assolutamente confusi con aggregazioni volte a generare forme di violenza alcuna: queste sono dovute ai soliti cretini che si infiltrano nelle circostanze di protesta globale con il solo obiettivo di generare disordini e danni. Ogni popolo ha il suo tumore.

Si tratta invece soprattutto di gente pacifica, in massima parte di quei 25-34enni alla ricerca di occupazione e troppe volte ignorati ed emarginati dal mondo politico ed economico. Persone che hanno deciso di dire basta all’economia attuale. Che chiedono che si agevolino e concretizzino le possibilità per avere ciò a cui tutti abbiamo diritto secondo Costituzione Italiana, anche se i nostri leader politici se ne dimenticano: un lavoro ed una casa, le basi della famiglia.

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