Cisl ha tracciato un quadro del sistema-lavoro evidenziando le perdite dei
Il nono rapporto sull’industria presentato dal sindacato parla di una perdita di 675mila posti di lavoro nell’arco di cinque anni (2007-2011) nel settore industriale, di cui 475 mila sfumati definitivamente e 200mila “contenuti” con sistemi come deroghe e cassa integrazione, ma ancora a rischio. Una perdita che si sostanzia quindi in una riduzione di circa il 10% degli occupati nel settore, che in totale contava a inizio 2007 sette milioni di occupati. La cassa in deroga è raddoppiata passando dal 7 al 14% e le regioni più colpite in questo senso sono Piemonte e Lombardia, Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania, Puglia e Basilicata, Sardegna. Una crisi trasversale dunque, da nord a sud, che tocca anche le regioni da sempre “forti” nel lavoro come Piemonte e Lombardia.
Per poter riuscire a ritrovare la strada smarrita verso lo sviluppo, Cisl suggerisce quindi al Governo di riportare al centro degli interventi i grandi temi industriali. Indicando anche come.
Primo fattore di intervento dovrà essere trovare una soluzione alle difficoltà di liquidità delle piccole e medie imprese, rafforzando i canali mutualistici di garanzie e incrementando il sistema integrativo di garanzie al credito. In secondo luogo, si dovrà velocizzare i passaggi burocratici autorizzativi verso la costruzione di infrastrutture da tempo bloccate: opere pubbliche e impianti energetici i cui progetti sono lì, ma che ancora non trovano attuazione per lungaggini autorizzative.
Si suggerisce anche di riprogrammare i fondi strutturali del Mezzogiorno e dell’Obiettivo Convergenza mirandoli in direzione dell’occupazione e delle attività produttive, verso una crescita che deve avvenire anche nei mercati internazionali.
Infine, Cisl consiglia di stimolare la produttività rendendo strutturali le agevolazioni sulla contrattazione di secondo livello, incrementando così la produttività e favorendo la competitività e le retribuzioni.