In particolare, si prevedono interventi mirati a favorire il lavoro per gli Under 30 e ad altri in grado di dare una maggiore flessibilità nei contratti a termine, riducendo l’intervallo di tempo con cui poterli rinnovare ad un arco ragionevole di 10-20 giorni.
I punti critici, quindi, sono stati individuati soprattutto a partire dalle tipologie dei contratti a termine e del lavoro a progetto, che hanno da sempre creato qualche problema.
Ci sarà poi un miliardo di euro subito dai fondi strutturali dell’Europa che diventeranno 4-5 entro i prossimi due anni. Questo stesso miliardo sarà indirizzato soprattutto nelle regioni del sud e soprattutto per favorire gli Under 30. Ben 500 milioni, infatti, saranno utilizzati per decontribuzioni delle nuove assunzioni a carico delle aziende che vanno ad aggiungersi agli altri 242 milioni già precedentemente stanziati. In sostanza, si arriverebbe a circa 10mila euro di sgravi per ogni nuovo assunto con contratto stabile per 18-24 mesi, che secondo le stime permetterebbero l’assunzione di almeno cinquantamila giovani.
Si stimano poi un intervento di cento milioni a favore dell’imprenditoria giovanile, nonché una serie di stage e tirocini di “Italia lavoro” della durata di sei mesi e che saranno retribuiti con 500 euro al mese. In questo modo si favorirebbe il primo ingresso nel mercato del lavoro ad altri sessantamila giovani. La somma restante del miliardo di euro, infine, dovrebbe essere redistribuita tra lotta alla povertà, prevedendo una “social card” anche nelle città del Sud, e all’incentivazione alle cooperative nei settori dei servizi alla persona e dei beni culturali.
Giovannini a anche assicurato che gli interventi riguarderanno non esclusivamente i giovani, ma anche tutti coloro che hanno difficoltà a reintegrarsi nel mondo del lavoro a qualsiasi età. Certo, un miliardo di euro rimane una risorsa molto limitata, se si considera che per i non-lavoratori l’Italia spende ogni anno 24 miliardi. Tuttavia si spera che cominciando con una politica “dei piccoli passi” qualcosa in più possa muoversi.
Nel frattempo, a muoversi sono i sindacati che per la prima volta dopo dieci anni manifestano in modo unificato: Cgil, Cisl e Uil hanno sfilato in due cortei a Roma per un totale di circa centomila persone sotto lo slogan “Il lavoro è democrazia”. I comizi finali hanno sottolineato l’impalpabilità della manovra del nuovo governo verso il lavoro, sottolineandone l’assenza di un vero e proprio piano di rilancio.