I pochi eletti che riescono a beneficiare di una tredicesima, la spendono interamente per spese e tasse extra, e chi ha un lavoro riduce al minimo le spese sperando in tempi migliori. Questa è la fotografia della situazione reale dell’Italia alle porte del Natale 2013, che si prospetta avaro di balocchi e cenoni e pieno di disoccupazione.
Quest’anno, secondo uno studio realizzato dal Diste solo il Sud Italia ha perso qualcosa come 260 mila posti di lavoro, che si estendono ad oltre 600 mila posti di lavoro dall’inizio della crisi economica nel 2008. A questo va aggiunto il segno -1,6% sui posti di lavoro in Nord Italia solo quest’anno, che diventano 275 mila posti di lavoro in meno dal 2008. In totale, dall’inizio della crisi l’Italia ha visto andare in fumo 875 mila posti di lavoro, una schiera di quasi un milione di persone che cinque anni fa aveva qualche idea su come trascorrere il Natale, su qualche regalo e su una speranza futura e che oggi si vede costretta a rinunciare a molte cose, complice la perdita del lavoro e l’impennata delle tasse. Non sono rari i casi di giovani adulti che sono costretti a chiedere sostegno agli anziani genitori pensionati. Dov’è, oggi, chi parlava di “bamboccioni” nascondendo l’evidenza di una crisi del lavoro sempre più indifendibile?
Secondo uno studio di Confcommercio, il Natale sarà passato in totale austerità dal 69,3% degli italiani, e ciò che salta ancor di più agli occhi è come nel 2009 – con crisi già in atto – l’austerità a Natale riguardava “solo” il 33,7% degli italiani. Quindi, molto meno regali, e molto meno costosi quelli fatti, meno spese in fronzoli, festoni e cene, il tutto per cercare di mantenere i livelli di benessere raggiunti nel periodo pre-2007. Saranno una metà gli italiani che nonostante tutto faranno alcuni regali: per il 51,7% si tratta in ogni caso di un aspetto necessario e gradito del Natale. Ma riteniamo possa trattarsi di una percentuale molto più bassa di quanto gli italiani esprimerebbero se potessero permettersi i regali stessi.
Nel frattempo, tra una decadenza di un leader, una pagliacciata di un altro, ed i media ad occuparsi più di questi aspetti che dei problemi reali del Paese, la barca-lavoro continua ad affondare nonostante i deboli tentativi del governo Letta di rilanciare l’occupazione. Del resto, tra incredibile esosità delle tassazioni – ormai assurte al ruolo di strozzinaggio – debito in costante crescita nonostante tutti gli sforzi, e investimenti irrisori sul territorio in favore dell’occupazione, va da sé come queste misure non siano per nulla sufficienti. Ci si aspetta molto di più dal Parlamento, o meglio ci si dovrebbe aspettare molto di più, dal momento che ormai sono in pochi a vedere di buon occhio una classe politica che, sfacciatamente, si ostina a mantenere tutti i propri privilegi non più sostenibili.
Fonti statistiche: Adnkronos.com
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