Da alcuni giorni Matteo Renzi ha annunciato il piano per il suo Job Act, una nuova legge che dovrebbe essere in grado, secondo le sue aspettative, di rilanciare il mercato del lavoro in Italia. Scopriamo di seguito cosa prevede il disegno di legge nei differenti punti, le opinioni di altri esponenti e le criticità.
Novità principali
Riduzione del 10% del costo dell’energia per le aziende: risparmio complessivo di circa seicento milioni di euro per le grandi aziende che possono scegliere di avere un’interruzione di energia.
Riduzione del 10% dell’Irap finanziandolo con un aumento d’aliquota su rendite finanziarie. Il problema è che manca comunque una copertura totale.
Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, ma non in tutti i casi: perde diritto di riceverla chi rifiuterebbe un lavoro con almeno il 20% di importo lordo in più rispetto all’assegno. I requisiti per l’assegno saranno comunque gli stessi per l’Aspi, quindi non dovrebbe essere previsto per i lavoratori atipici.
Obbligo di rendiconto online per tutti i finanziamenti versati per formazione professionale. La sensazione è che più di mezzo miliardo di euro sia versato a questi “enti formativi” in modo incontrollato, l’obiettivo è avere maggiori riscontri sull’impiego del denaro.
Eliminazione del dirigente a tempo indeterminato nella PA. L’obiettivo è rendere rimovibili dei dirigenti se si dimostrano incapaci.
Più trasparenza in diversi campi: la PA, i partiti ed i sindacati avranno l’obbligo di diffondere online i dati con tutte le loro entrate ed uscite di bilancio. L’obiettivo sembra essere quello di contrastare tutti i “furbetti” che intascano soldi destinati ufficialmente ad altre finalità.
Un piano industriale per il lavoro, di cui però non si sa ancora nulla se non i settori di intervento: made in italy, turismo, agricoltura, cultura, green economy, edilizia e manifattura, welfare.
Riduzione delle attuali forme possibili di contratto di lavoro, che oggi sono più di quaranta. L’obiettivo è favorire un contratto di inserimento a tempo indeterminato, con tutele che crescono man mano che il tempo passa. Il problema è che andrebbero eliminate tutte le altre forme di contratto e non solo ridotte, altrimenti la sensazione di subire ineguaglianze potrebbe diventare ancora maggiore, senza cambiare di fatto nulla nel concreto.
Presentare un codice del lavoro entro otto mesi. Un altro “rimando” forse non è proprio quello che ci vuole.
Una Agenzia Unica che serva a coordinare le attività di centri per l’impiego, erogazione di ammortizzatori sociali e formazione. L’Inps quindi andrebbe…in pensione e si vorrebbe migliorare anche la resa dei Centri Impiego, bassissima in Italia e capace di far trovare lavoro addirittura a meno del 4% di chi lo richiede.
Considerazioni
Le misure non sembrano convincere del tutto, soprattutto perché non ancora ben definite e perché non è chiaro come possano essere recuperate entrate pubbliche dai tagli proposti. Alcune sembrano essere effettivamente già approvabili come la trasparenza dei bilanci e gli obblighi di rendicontazione sui finanziamenti, ma per il resto, i contratti, l’Agenzia Unica, il vago “Piano del lavoro”, ci sarà ancora molto da rivedere ed affinare prima di poter pensare ad una vera e propria legge.
L’obiettivo è quello di avere un quadro completo e l’approvazione della nuova legge entro l’estate, come confermato dal Presidente del Consiglio Letta.
Fonti:
Immagine 1: Flickr by Roby Ferrari CC BY-SA 2.0
Immagine 2: Flickr by gianni CC BY-ND 2.0