Sei lì, tranquillo e beato nella tua auto, quando per strada incontri un animale in difficoltà. Hai due possibilità: tirare dritto o fermarti a soccorrerlo, pur rischiando di far tardi a lavoro. Tu cosa scegli di fare?
Gli animali ti inteneriscono tanto e prendertene cura è per te un istinto innato? Bene, se vuoi diventare un veterinario sei sulla strada giusta. Amore per gli animali, passione per questa professione, istinto e voglia di fare sono gli ingredienti segreti per essere un buon veterinario.
Ma quale percorso formativo e professionale devi seguire? Cosa fare? Quali opportunità puoi cogliere? A raccontartelo saranno proprio i professionisti del settore. Alla fine del post, inoltre, troverai un interessante approfondimento. Buona lettura!
Silvia Camnasio Bonasegale, nata a milano nel ’68 e laureata nel ’97, dice di sé: non sono mai stata un giorno della mia vita senza un quadrupede accanto. Ha abbandonato la professione pratica nel 2005 per ricominciare a farla “virtualmente” sul web.
#1. Ciao Silvia, raccontaci di te. 🙂 Chi sei? Cosa fai? Quali sono le tue passioni?
Ciao Ludovica! Mi chiamo Silvia Camnasio Bonasegale, e sono una veterinaria blogger.
Attualmente, faccio la blogger, curando la comunicazione dell’attività di colleghi medici, oltre ad essere l’ editor per il blog dell’azienda di famiglia (che fa tutt’altro e per cui ho lasciato la professione pratica di medico).
Le mie passioni sono i cani i cavalli (ho frequentato i concorsi ippici per moltissimi anni ed ho insegnato equitazione, partecipato agli internazionali universitari in USA, insomma anni di competizioni) e gli scooter. La passione più importante oggi, dopo i quadrupedi è però il web.
#2. Bene, ora veniamo al dunque. Come si diventa un veterinario e quali opportunità offre oggi questa professione?
La professione di veterinario è un percorso molto lungo e direi che dura tutta la vita. Si parte dalla facoltà di medicina veterinaria, a cui seguirà un periodo di tirocinio, poi la laurea, l’esame di stato ed in teoria è finita lì. La verità è che quando hai fatto l’esame di stato, cominci a studiare davvero.
Quando sei in un ambulatorio o in una struttura con davanti il tuo primo vero caso, ti assalgono tutti i dubbi possibili immaginabili. Sarà fondamentale quindi, fin dal primo anno, trovare una struttura che abbia voglia di ospitarti ed insegnarti . Le possibilità sono moltissime attualmente, soprattutto se non ci si ferma alla professione classica: cura di cani e gatti.
Oggi le specie considerate da compagnia sono moltissime e richiedono una specializzazione particolare: i veterinari degli zoo (hai mai pensato a chi cura le giraffe al parco delle cornelle??) e poi tutte le professioni legate all’igiene alimentare, allevamenti ittici, compravendite di cavalli, insomma tutto un mondo.
#3. Cosa rende affidabile il lavoro di un veterinario?
A mio avviso la passione per il proprio lavoro potrebbe essere la risposta più semplice, ma purtroppo non basta. Bisogna avere la possibilità di studiare in continuazione, essere sempre aggiornati e questo implica non solo tempo ma anche denaro.
Anche la struttura in cui si lavora, può fare la differenza. Se sei socio di una struttura, devi avere la capacità economica per esserlo, aprire una struttura costa molto, oppure diventi dipendente in una clinica, un ospedale, un ambulatorio. Cambia molto.
Ma la differenza maggiore la fanno la competenza e la preparazione del professionista. Avere l’umiltà di dire questo non lo so fare, mi affido ad altri, circondarsi di professionisti con competenze diverse e possibilmente maggiori delle tue.
Io ad esempio avrei amato fare il veterinario di animali di grossa taglia (cavalli), ma non avevo la possibilità economica né di mettere su una struttura né l’appoggio famigliare per poter essere un girovago costante. Il veterinario di cavalli, lavora quasi sempre sul campo e solo in casi estremi, torna in clinica, per intervenire sul caso. E’ più semplice portare un vet in un maneggio o in un allevamento piuttosto che un cavallo ad una visita. Pensa ad un puledro che ha a mala pena visto una capezza (quella imbragatura che serve per portarli in giro, il collare dei cavalli diciamo) non puoi capire cosa farebbe se dovesse essere trasportato su un van.
#4. Quanto è importante il rapporto che può (o dovrebbe) instaurarsi tra l’animale e il veterinario?
Direi che il veterinario non riesce ad instaurare un vero e proprio rapporto con il paziente. O, comunque, si tratta di un rapporto non continuativo. E’ vero anche che la prima visita in clinica/ambulatorio accrescerà o azzererà l’ansia che avrà ad una futura visita il pet. Io avevo l’abitudine di chiedere ai proprietari di riportare più volte il loro cucciolo, non solo per la visita, ma anche solo per un saluto e li aspettavo con un piccolo snack.
Direi che è molto importante la manualità che si deve avere nel trattare il paziente nel momento della contenzione e manovra. Più è dolce e capace questo approccio, migliore sarà il ricordo dell’animale. Anche se, a volte, è davvero complessa. Quando dovevamo fare le sterilizzazioni delle gatte randagie, l’unico modo di contenerle erano le gabbie che si restringevano… o ne andava della nostra stessa incolumità!
#5. Qual è la situazione attuale nel settore? Quali sono le tendenze, i riscontri, i cambiamenti più importanti?
A mio avviso il cambiamento più importante è nell’atteggiamento del mondo in generale nei confronti degli animali. Il loro riconoscimento come esseri viventi, pensanti e in un certo modo coscienti e non come cose, come oggetti. Quindi anche l’attenzione alla loro salute è cambiata, è decisamente maggiore. Una volta era impensabile effettuare della fisioterapia in piscina come riabilitazione dopo un intervento. Oggi è diventato un approccio normale (possibilità economiche permettendo).
Le tendenze sono quelle di cercare di curare sempre meglio, con tecniche anche innovative, derivate dalla medicina umana ed anche le terapie alternative, stanno certamente avendo un ruolo sempre più importante, esattamente come in medicina umana. Anche l’approccio all’alimentazione è cambiato e segue le tendenze dell’alimentazione umana, esistono mangimi vegani anche per cani…
#6. Come può trovare lavoro un veterinario?
Le alternative sono moltissime anche in dipendenza delle sue competenze. Direi che più è alta la specializzazione maggiori sono le possibilità di trovare lavoro. All’inizio il classico è coprire i turni ritenuti più scomodi in strutture aperte h24, poi si cresce e ci si forma. In questo senso sarebbe molto importante già in questa fase avere un buon approccio con il web ed il mondo della comunicazione in generale. Farsi conoscere attraverso un proprio blog, una pagina facebook, accrescerebbe di molto le sue possibilità, creandosi fin da subito una credibilità e reputazione e quindi potendo cominciare a muoversi più facilmente.
Ma esiste anche il settore statale (che confesso non conosco e quindi non sono in grado di dire come e se è semplice accedervi).
Tutto il settore dell’alimentazione: oggi i veterinari si approcciano all’alimentarista esattamente come noi facciamo con il dietologo. Una volta questo era settore prettamente dedicato all’allevamento degli animali da reddito (bovini, suini e cavalli).
Anche l’informatore farmaceutico è un lavoro molto ricercato, difficile, in quanto diventi a tutti gli effetti un rappresentante di farmaci o mangimi o prodotti per animali e quindi devi avere delle competenze di marketing oltre a conoscenze scientifiche e mediche.
7. Quanto è possibile guadagnare praticando la professione del veterinario?
All’inizio davvero molto poco. Le tasse inoltre sono molto alte, soprattutto se si deve aprire una partita iva, anche come collaboratore. Se si riesce ad essere assunti regolarmente, poi dipenderà dagli accordi. Come libero professionista, però, soprattutto in certi ambienti, i guadagni possono essere davvero ottimi.
Il mondo dei concorsi ippici è un settore “ricco” se mi si passa il termine o comunque frequentato da persone che hanno disponibilità economiche superiori alla media. Un veterinario che deve presenziare a gare internazionali, ha ottimi compensi.
Ci sono veterinari che vengono mandati dall’altra parte del mondo solo per valutare lo stato di salute di un cavallo da concorso (all’internodi una trattativa di cmopra-vendita) che magari costa qualche milione di euro… si tratta di casi isolati, ma nei circuiti internazionali, quelle sono le cifre ed i compensi sono proporzionati.
#8. Come si svolge la giornata tipo di un veterinario?
Direi che dipende molto dal tipo di medico che sei. Il veterinario dei grossi animali, (bovini ad esempio) passa molte ore in macchina per raggiungere le varie stalle e questo in generale per tutti i medici di animali di grossa taglia o da reddito (cavallo compreso).
Per il veterinario dei piccoli, entri in ambulatorio o clinica e visiti, dalla mattina alla sera… le visite a domicilio, sono ormai abbastanza rare, un problema soprattutto per i proprietari di cani di grossa taglia o poco gestibili, che non hanno più il caro vecchio veterinario di una volta che veniva a visitarli. Ma questo dipende molto da persona a persona ed anche dalla organizzazione della struttura. Se sei solo, non puoi lasciare l’ambulatorio.
Io oggi passo la giornata davanti ad un terminale a scrivere articoli per riviste on line e blog di colleghi. Sono iscritta a vari gruppi per partecipare alle discussioni e poter intervenire promuovendo oggi quel collega, domani l’altro, ed essendo medico a mia volta, e comunque con reputazione seria, riesco a fare un buon lavoro di promozione per i miei clienti, bipedi e quadrupedi. Se questi vengono ben curati è un po’ come se fossero miei pazienti.
La ricerca di contatti ed opportunità di lavoro è poi, costante.
#9. Quali competenze deve possedere un veterinario? E quali qualità?
Competenze di medicina, ovviamente, ma spesso e più volentieri anche di psicologo. Il medico veterinario, legge i sintomi attraverso il racconto del proprietario. Spesso infatti i gli atteggiamenti dell’animale non sono reali, in ambulatorio, lo stress del viaggio (per animali poco abituati) o semplicemente essere maneggiati da estranei, fanno si che certi segni (vedi la respirazione) siano sfalsati. Ecco perché è importante che il proprietario sappia dare indicazioni utili e veritiere sul suo amico.
Capita a volte che si lasci influenzare da una idea e che quindi, involontariamente cerchi di portare la diagnosi verso una direzione , la sua, piuttosto che una obiettiva osservazione. Ecco perché il veterinario deve essere in grado di capire se sta dicendo la verità “vera” o la “sua” verità. Non è per nulla semplice. Più spesso io comunico direttamente con il pet e punto.
Qualità, forse la pazienza ma è di tutti i mestieri. Non può essere schizzinoso, deve odiare i profumi (mai indossarne uno. Gli animali spesso ne sono infastiditi e rimane nella loro memoria per le future visite) Non deve avere orari troppo rigidi, l’emergenza è sempre dietro al …cuscino…
Per il veterinario che promuove sul web i colleghi, la competenza maggiore è davvero quella scientifica. Solo attraverso la profonda conoscenza di un argomento complesso, si riesce a renderne comprensibile e fruibile il contenuto.
Inoltre penso che per fare bene questo mestiere, con soddisfazione di tutti, sia molto importante conoscere e capire quali siano le competenze vere del professionista, in questo modo si ha la possibilità di raccontarlo rendendolo unico e speciale. Ma attenzione, deve essere sempre credibile. Fondamentale quindi studiare ed approfondire sempre un argomento.
#10. Quale percorso di studio prima e professionale poi deve seguire chi vuole diventare un veterinario?
Il percorso è quello che ho descritto prima, laurea e poi le specializzazioni, anche se non sono obbligatorie, ovviamente avranno maggior peso, sulla tua reputazione.
Anche le pubblicazioni, partecipazione a congressi e corsi, organizzati dai vari enti, organizzazioni di medici veterinari che fanno costantemente formazione, con la possibilità quindi di avere dei crediti formativi con relativi punteggi, per il mantenimento dell’abilitazione.
Per il mio settore nella fattispecie, avere conoscenze di comunicazione e, a mio avviso, comunque essere tu stesso un medico credibile, curando quindi la propria immagine, ancor prima di quella del tuo cliente.
#11. Ti occupi di comunicazione per il segmento dei veterinari. Perché credi che oggi sia importante per un veterinario prendersi cura della propria comunicazione e gestire professionalmente la propria reputazione?
La presenza on line, oggi è fondamentale per qualunque realtà commerciale, che sia una azienda o un professionista, poco cambia. Le persone oggi, quando hanno un problema e cercano la soluzione, digitano una frase su Google e trovano le risposte. Non sempre trovano quelle giuste e soprattutto in ambito medico, ci sono troppe cattive informazioni.
Un veterinario, anche se affermato, ha bisogno sempre di avere un parco clienti che lo trovi e considerando che le persone non guardano più le pagine gialle, cercando veterinario di zona, se non ti trovano, è come se non esistessi. O peggio, puoi avere la miglior reputazione del mondo, ma se non è supportata da un riscontro on line, è quasi come se non ne avessi affatto.
Inoltre io ritengo che il medico veterinario ma anche umano, debba avere un ruolo importante nella formazione dei suoi pazienti (dei proprietari intendo). Avere un blog, in cui si spiega cos’è una malattia, come la si può curare e prevenire, non soltanto accresce la sua reputazione in quanto dimostra la conoscenza dell’argomento, ma forma ed informa nel modo corretto i suoi clienti. Questo spesso diventa un vantaggio perché può indirizzare direttamente un paziente verso il giusto atteggiamento, quello del suo medico.
Io in particolare, scrivo delle guide, per i miei clienti su loro indicazione, riferiti a terapie particolari che loro sono in grado di effettuare, magari diverse rispetto alla media della concorrenza.
#12. Per un veterinario, quali sono i 3 principi fondamentali per una efficace presenza online?
Se per efficace presenza on line intendiamo la capacità di farsi trovare, direi che il veterinario necessita di una strategia esattamente come qualunque altra azienda.
La presenza sui social è il seondo principio fondamentale. Ho notato che facebook, al contrario di altri social rispondono molto bene alla comunicazione. Avere un animale ti fa sentire parte di un gruppo, di una famiglia, per cui, questo social risulta essere molto “empatico” con il mondo del pet e la pagina di un veterinario ha la capacità di aggregare molto bene, se gestita con pubblicazioni di valore (io adoro le note di fb, con link al proprio blog).
Io consiglio inoltre assolutamente un blog, perché ti consente di avere una comunicazione diretta con i tuoi pazienti, così come un ruolo centrale ha la raccolta di mailing direttamente presso l’ambulatorio per poter informare, comunicare e rimanere in contatto. E poi quella più difficile per un veterinario, essere capace di parlare ai propri clienti, comunicare nel modo corretto.
Ti racconto un piccolo aneddoto. I primi mesi che lavoravo in negozio, dopo aver lasciato la professione, mi dovevo sforzare di usare termini semplici come “sopra” o “sotto”, perché istintivamente utilizzavo parole come “prossimale e distale” (l’equivalente in medicina veterinaria). Ecco, dire “ridurre una frattura” (operare un osso rotto) è un gergo per noi semplice, ma poco comprensibile per chi non è medico. Capire questo è fondamentale. Io uso ancora questi termini quando scrivo, sempre seguiti dalla loro traduzione tra parentesi, perché ritengo sia giusto anche insegnare cose nuove. Poi dipende sempre dal contesto, non lo faccio in un social, ma in un articolo specialistico, dove le persone arrivano per essere informate, si.
#13. Quali opportunità credi che il web e il digitale possano offrire ad un veterinario?
Moltissime, in termini di immagine e visibilità. Inoltre sapendo gestire bene la comunicazione avrebbero la possibilità di indirizzare la loro clientela verso quelle competenze che loro intendono sviluppare. Faccio un esempio, se un medico si è specializzato in chirurgia ortopedica, fare comunicazione su tutta la gamma di patologie che è possibile trattare con successo in quell’ambito è certamente utile e servirà ad ammortizzare il tempo ed i costi della formazione fatta. Ma anche all’interno del circuito dei professionisti.
Non tutti hanno le stesse capacità, per cui una comunicazione mirata verso i colleghi, che indichi loro la possibilità di “sfruttare” le sue competenze, offrendo quindi una sinergia è certamente importante. Ad esempio esistono medici che hanno investito molto su un ecografo portatile ed offre la sua collaborazione per piccole strutture che sono sprovviste di questo macchinario e, su appuntamento fanno questo esame,presso diversi colleghi. Comunicarlo sul web, significa avere lavoro, sempre.
E’ vero che, spesso hanno, come tutti delle difficoltà in termini di tempo nel gestire questo aspetto ed è anche vero che manca dall’altra parte una offerta valida di blogger con competenze specifiche del settore. Per cui, anche in questo senso si potrebbe avere uno sbocco.
Io ad esempio ho continuato a coltivare questa mia passione e l’ho abbinata alle capacità comunicative che ho acquisito nel tempo, quindi continuo a fare il veterinario, sul web. Anche questo è uno sbocco. Ma moltissimi sono gli “ex veterinari” e per tutti questi, il web e la comunicazione potrebbero essere un meraviglioso sbocco.
Vito Pellegrino,nato a Erice il 17/12/1981. Dopo la laurea in medicina veterinaria si trasferisce in diverse città per periodi di tirocinio formativo, fino ad approdare a Roma e a dedicare le sue attenzioni all’oncologia veterinaria. Attualmente lavora come freelance in qualità di oncologo medico presso diverse strutture nel territorio romano. Cell. 3280513321 mail: vito.pellegrino@ymail.com
#1. Ciao Vito, raccontaci di te. 🙂 Chi sei? Cosa fai? Quali sono le tue passioni?
Ciao, mi chiamo Vito Pellegrino, ho 34 anni e ormai da circa dieci anni mi occupo di medicina veterinaria degli animali domestici, come cani e gatti. Tra i miei interessi principali c’è il viaggio e la scoperta di luoghi e modi di vivere diversi dalla nostra quotidianità e la fotografia, con la quale mi diletto ogni volta che posso. Per il mio ultimo viaggio in Nepal, ho contribuito con le mie foto ad una raccolta fondi a favore della popolazione, a seguito dei disastri naturali avvenuti.
#2. Bene, ora veniamo al dunque. Come si diventa un veterinario e quali opportunità offre oggi questa professione?
Per diventare un veterinario occorre conseguire una laurea in medicina veterinaria, della durata di 5 anni (non esistono lauree brevi in questo campo) e successivamente decidere a quale ambito volersi dedicare…se quello degli animali da compagnia – cani e gatti – piuttosto che gli animali da reddito o la salute pubblica. Il veterinario infatti non si occupa solo di curare i piccoli animali, ma anche della salute degli allevamenti di bovini, ovini e avicoli per garantire un adeguato livello di sicurezza sia della loro salute sia della salubrità dei prodotti di origine animale che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole (il latte, la carne e le uova).
Esiste inoltre una branca della Salute pubblica in generale, intesa come collaborazione tra medici veterinari e medici umani a livello statale, per garantire le misure adeguate in materia di sicurezza alimentare, per monitorare e tenere sotto controllo le popolazioni animali randagie o selvatiche, soprattutto dal punto di vista delle possibili malattie trasmissibili all’uomo, per controllare il commercio da e per l’estero, la somministrazione corretta degli antibiotici e molto altro ancora.
Per quanto riguarda la professione di clinico, quale sono io, la sempre maggiore attenzione dei proprietari di cani e gatti verso la loro salute e il loro benessere ha fatto si che sorgessero cliniche e ospedali veterinari sempre più all’avanguardia ed ha quindi mantenuto alta la richiesta di figure professionalizzanti nel settore.
#3. Cosa rende affidabile il lavoro di un veterinario?
L’affidabilità penso sia data dalle sue competenze e dal feeling che riesce a creare con il binomio proprietario-paziente, fondamentale per la riuscita di qualunque percorso medico-terapeutico.
#4. Quanto è importante il rapporto che può (o dovrebbe) instaurarsi tra l’animale e il veterinario?
Credo che, a parte le competenze mediche, siano due le cose fondamentali nel nostro lavoro…il feeling da creare con il paziente e la compliance da ricercare nel proprietario.
Spesso l’iter per giungere ad una diagnosi e la successiva terapia possono essere percorsi lunghi e il successo è determinato da una collaborazione tra le parti; in più avendo pazienti che difficilmente esternano la loro condizione di malessere tutte le informazioni che il proprietario può riferire circa il loro cambio di abitudini e la loro sintomatologia diventano essenziali ai fini diagnostici e terapeutici.
#5. Qual è la situazione attuale nel settore? Quali sono le tendenze, i riscontri, i cambiamenti più importanti?
In parallelo a quanto avviene in medicina umana, anche in veterinaria la tendenza è quella di ricercare sempre maggiori specializzazioni nel settore al fine di migliorare sempre più le prestazioni mediche sui pazienti. In quest’ottica circa cinque anni fa ho intrapreso un percorso di specializzazione in oncologia medica del cane e del gatto e ad oggi mi occupo esclusivamente di diagnosi e cura dei tumori nei piccoli animali.
Tutto ciò come conseguenza alla richiesta sempre crescente di prestazioni mediche sempre più specialistiche e di qualità.
#6. Come può trovare lavoro un veterinario?
Ad oggi il mezzo più utile per trovare lavoro sono le piattaforme internet del settore, dove giornalmente vengono inserite le richieste provenienti da tutta Italia. Può risultare utile anche il classico invio di curricula presso le principali strutture della propria città.
7. Quanto è possibile guadagnare praticando la professione del veterinario?
I guadagni possono essere estremamente variabili; il veterinario è un libero professionista, per cui lavora con partita iva e il guadagno è proporzionale alla mole di lavoro, per cui variabile nei diversi mesi. Un’ulteriore divisione occorre farla tra chi lavora presso una struttura e chi decide di aprirne una propria, tra chi si occupa di medicina di base e chi intraprende una strada specialistica.
#8. Come si svolge la giornata tipo di un veterinario?
Ti parlo della mia … ogni giorno mi sposto in macchina nelle diverse strutture che mi richiedono una visita specialistica in oncologia e che nei giorni precedenti mi hanno fissato degli appuntamenti prestabiliti.
Il dover cambiare più volte struttura nell’arco della giornata rappresenta la parte più stressante del lavoro, ma al tempo stesso mi consente di avere più flessibilità nell’organizzazione degli appuntamenti.
#9. Quali competenze deve possedere un veterinario? E quali qualità?
Competenze mediche di base e specialistiche sono basilari, in più deve avere grande capacità di relazione con gli animali, che spesso non sono così contenti di stare in un ambulatorio medico, e con i proprietari.
#10. Quale percorso di studio prima e professionale poi deve seguire chi vuole diventare un veterinario?
Dopo aver conseguito la laurea il panorama di specializzazione professionale si articola tra tirocini pratici nelle varie strutture, corsi di formazione e aggiornamento e master di specializzazione.
#11. Qual è il tuo rapporto con la Rete? Come gestisci la tua presenza online?
Il mio rapporto con la rete è duplice, da un lato è fonte, spesso errata, di informazioni mediche per il proprietario, che nella maggior parte dei casi si improvvisa in automedicamenti prima di portare il cane in visita, dall’altro ti consente di avere visibilità, di far conoscere una branca abbastanza giovane della medicina veterinaria quale quella dell’oncologia e, attraverso pagine social dedicate, di fornire piccole informazioni mediche utili ai proprietari di animali.
#12. Quali opportunità credi che il web e il digitale possano offrire ad un veterinario?
Come dicevo prima ormai gran parte della comunicazione avviene sul web, che rappresenta, ormai per tutti, la prima fonte di informazioni a cui attingere in caso di necessità… per cui ti fornisce notevole visibilità come professionista, sia da parte dei proprietari di animali che di colleghi che decidono di usufruire della tua specializzazione.
APPROFONDIMENTO
Francesca Innocenzi, dal 2011 Segretario Nazionale di Ascofarve – Associazione Nazionale Distributori Medicinali Veterinari. E’ un’appassionata di animali, scienza, tecnologia e digital! Ama scrivere e collabora come copywriter per diverse agenzie e testate per la redazione di articoli in materia di salute e sanità. Cell. 392-5938441 mail: f.innocenzi@yahoo.it
I gravi incidenti sul lavoro avvenuti negli ultimi decenni hanno portato le autorità a focalizzare l’attenzione sull’applicazione di misure di prevenzione nel corso delle attività lavorative. La normativa sulla Sicurezza sul Lavoro è stata ed è tuttora oggetto di continua revisione volta a migliorare sempre più le norme da adottare e di conseguenza la salute dei lavoratori.
Ad oggi vige il Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 e ss.mm.ii., anche detto Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. In sostanza, esso prevede l’adozione di particolari misure preventive (sia di comportamento che di attrezzature utilizzate) in base alla classe di rischio nella quale viene inserita l’attività lavorativa in oggetto.
La classe di rischio viene determinata mediante l’analisi complessiva delle mansioni, dei luoghi operativi e delle strumentazioni utilizzate, che viene rivalutata ad ogni modifica dell’azienda o comunque ogni due anni. Tale valutazione, e le relative misure preventive da adottare vengono raccolte nel DVR o Documento di Valutazione del Rischio, nel quale vengono indicati anche i nominativi del datore di lavoro (responsabile penalmente della sicurezza dei propri dipendenti), del RLS o Responsabile della sicurezza dei lavoratori, nonché gli eventuali addetti designati al primo soccorso o all’evacuazione in caso di incendio etc.
In campo veterinario la faccenda si complica, e la valutazione dei rischi deve essere fatta distinguendo caso per caso. Un veterinario pubblico ad esempio, potrà lavorare presso aziende zootecniche, o mangimifici, o impianti di macellazione e molto altro. Ognuna di queste attività, in relazione anche al luogo dove vengono compiute, necessita di una valutazione dei rischi molto specifica, sia in termini fisici (incidenti, traumi etc) sia in termini biologici (possibile contrazione di infezioni).
Stessa cosa si rende necessaria in caso di veterinario presso clinica per piccoli animali, dove è il Direttore sanitario ad essere responsabile della Sicurezza dei colleghi.
Di seguito una breve classificazione dei possibili rischi per un veterinario.
RISCHI FISICI | RISCHI BIOLOGICI (Agenti infettivi) |
Traumi, fratture, contusioni
per scivolamenti o attrezzature difettose etc |
Agenti di Gruppo 1 – Rischio debole
Difficilmente causano infezioni nell’uomo e negli animali |
Tagli, punture di aghi
per l’uso di bisturi, siringhe o altro materiale tagliente |
Agenti di Gruppo 2 – Rischio basso
Causano lievi infezioni nell’uomo e negli animali, per le quali esistono efficienti trattamenti terapeutici, di prevenzione e di contenimento |
Rumore
attrezzature, macelli |
Agenti di Gruppo 3 – Rischio medio
Causano infezioni anche gravi sia nell’uomo che negli animali e diffondono facilmente, ma esistono trattamenti efficaci |
Fattori microclimatici
celle frigorifere, polveri e allergeni degli allevamenti |
Agenti di Gruppo 4 – Rischio alto
Causano gravi malattie altamente contagiose e non esistono misure terapeutiche o infettive efficaci |
A questo punto è necessario realizzare un piano di sicurezza che individui le misure più idonee, a livello di struttura e a livello di personale, che riduca il più possibile tali rischi, come ad esempio l’adeguamento delle strutture e delle attrezzature lavorative, l’informazione specifica per tutti i lavoratori, l’adozione di Dispositivi di protezione individuali (stivali con punte in acciaio e antiscivolo, giubbotti antifreddo, guanti in lattice antipuntura etc.) e tutto ciò che si ritiene utile.