Affaticamento, stress, ansia e mancanza di motivazione. Questi sono solo alcuni dei sintomi della sindrome da burnout, un disturbo che può portare a un vero e proprio collasso mentale. Derivante dal termine inglese “to burn out”, che significa “bruciarsi” o “esaurirsi”, questa condizione psicofisica può compromettere gravemente la qualità della vita quotidiana. Identificata negli anni Settanta, la sindrome da burnout è stata ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel maggio del 2019.
Approfondiamo i sintomi del burnout, le cause e le conseguenze sul piano lavorativo e personale.
Sindrome da Burnout: cos’è e come riconoscerla
La sindrome da burnout è stata identificata per la prima volta negli anni Settanta da due eminenti studiosi: la sociologa Christina Maslach e lo psichiatra statunitense Herbert Freudenberger. Nel maggio del 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto il burnout come una forma di stress che compromette le attività lavorative, portando a un profondo esaurimento.
Tuttavia, il burnout non si limita al contesto lavorativo: può essere scatenato anche da fonti di stress legate agli impegni personali, come le responsabilità familiari. Non esiste un singolo segnale che segni l’inizio di questa sindrome: è piuttosto la persistenza di sintomi nel tempo – come affaticamento emotivo, calo della produttività, demotivazione e insicurezza – che dovrebbe far suonare l’allarme.
In particolare, la sindrome da burnout è caratterizzata da tre aspetti fondamentali:
- Esaurimento emotivo. Le persone affette da burnout si sentono emotivamente prosciugate, incapaci di affrontare le richieste del lavoro e prive di energia. Questa sensazione di stanchezza persistente e demoralizzazione impedisce loro di recuperare le energie necessarie per affrontare nuove sfide lavorative.
- Alienazione dalle attività lavorative. Coloro che soffrono di burnout percepiscono il loro lavoro come sempre più stressante e frustrante. Possono manifestare cinismo verso i colleghi o verso coloro per cui lavorano, come i pazienti o i clienti. Inoltre, si distanziano emotivamente dal lavoro, mostrando un progressivo declino nell’impegno e nell’interesse nei confronti delle attività lavorative.
- Riduzione delle performance lavorative. Il burnout compromette le prestazioni sul lavoro, riducendo la motivazione, la concentrazione e la creatività. Man mano che le prestazioni diminuiscono, le persone si sentono sopraffatte dalle richieste professionali e incapaci di rispondere adeguatamente ai compiti lavorativi. Questo porta a una perdita di fiducia nelle proprie capacità professionali.
Cosa causa il burnout?
Il burnout è una sindrome complessa che può essere scatenata da una combinazione di fattori personali e ambientali. Tra le principali cause che possono contribuire al burnout troviamo:
- Una quantità di lavoro eccessivo e prolungata nel tempo.
- Mancanza di controllo sul proprio lavoro.
- Bassa sensazione di appartenenza all’organizzazione.
- Tensioni tra colleghi e un clima organizzativo poco supportivo.
- Incertezza lavorativa o mancanza di riconoscimento per il proprio lavoro.
- Lavoro monotono, ripetitivo o privo di sfide e obiettivi.
- Ambiente lavorativo caotico o caratterizzato da pressioni eccessive.
Inoltre, alcune caratteristiche personali possono aumentare il rischio di burnout, come:
- il perfezionismo,
- una visione pessimistica di sé e del mondo,
- il bisogno di controllo
- l’instaurare obiettivi e traguardi professionali troppo elevati e irrealistici.
Chi rischia maggiormente il burnout?
Tutte le professioni comportano un potenziale rischio di burnout, ma coloro che operano nelle cosiddette “professioni d’aiuto“, come medici, infermieri, psicologi e assistenti sociali, sono particolarmente esposti a questo fenomeno. Secondo molti ricercatori, il costante contatto con i bisogni e le necessità degli utenti è un fattore stressante che, se non gestito in modo adeguato, può favorire lo sviluppo del burnout.
Anche altri professionisti, come le forze dell’ordine, le guardie carcerarie e i pompieri, che sono spesso impegnati nell’assistenza alle persone o nella gestione di situazioni di emergenza, possono facilmente essere soggetti al burnout.