Quali sono i sintomi e le conseguenze del burnout?

28 Mar    Consigli
uomo nervoso a lavoro sindrome di burnout

Affaticamento, stress, ansia e mancanza di motivazione. Questi sono solo alcuni dei sintomi della sindrome da burnout, un disturbo che può portare a un vero e proprio collasso mentale. Derivante dal termine inglese “to burn out”, che significa “bruciarsi” o “esaurirsi”, questa condizione psicofisica può compromettere gravemente la qualità della vita quotidiana. Identificata negli anni Settanta, la sindrome da burnout è stata ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel maggio del 2019.

Approfondiamo i sintomi del burnout, le cause e le conseguenze sul piano lavorativo e personale.

Sindrome da Burnout: cos’è e come riconoscerla

La sindrome da burnout è stata identificata per la prima volta negli anni Settanta da due eminenti studiosi: la sociologa Christina Maslach e lo psichiatra statunitense Herbert Freudenberger. Nel maggio del 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto il burnout come una forma di stress che compromette le attività lavorative, portando a un profondo esaurimento.

Tuttavia, il burnout non si limita al contesto lavorativo: può essere scatenato anche da fonti di stress legate agli impegni personali, come le responsabilità familiari. Non esiste un singolo segnale che segni l’inizio di questa sindrome: è piuttosto la persistenza di sintomi nel tempo – come affaticamento emotivo, calo della produttività, demotivazione e insicurezza – che dovrebbe far suonare l’allarme.

In particolare, la sindrome da burnout è caratterizzata da tre aspetti fondamentali:

  • Esaurimento emotivo. Le persone affette da burnout si sentono emotivamente prosciugate, incapaci di affrontare le richieste del lavoro e prive di energia. Questa sensazione di stanchezza persistente e demoralizzazione impedisce loro di recuperare le energie necessarie per affrontare nuove sfide lavorative.
  • Alienazione dalle attività lavorative. Coloro che soffrono di burnout percepiscono il loro lavoro come sempre più stressante e frustrante. Possono manifestare cinismo verso i colleghi o verso coloro per cui lavorano, come i pazienti o i clienti. Inoltre, si distanziano emotivamente dal lavoro, mostrando un progressivo declino nell’impegno e nell’interesse nei confronti delle attività lavorative.
  • Riduzione delle performance lavorative. Il burnout compromette le prestazioni sul lavoro, riducendo la motivazione, la concentrazione e la creatività. Man mano che le prestazioni diminuiscono, le persone si sentono sopraffatte dalle richieste professionali e incapaci di rispondere adeguatamente ai compiti lavorativi. Questo porta a una perdita di fiducia nelle proprie capacità professionali.

Cosa causa il burnout?

Il burnout è una sindrome complessa che può essere scatenata da una combinazione di fattori personali e ambientali. Tra le principali cause che possono contribuire al burnout troviamo:

  • Una quantità di lavoro eccessivo e prolungata nel tempo.
  • Mancanza di controllo sul proprio lavoro.
  • Bassa sensazione di appartenenza all’organizzazione.
  • Tensioni tra colleghi e un clima organizzativo poco supportivo.
  • Incertezza lavorativa o mancanza di riconoscimento per il proprio lavoro.
  • Lavoro monotono, ripetitivo o privo di sfide e obiettivi.
  • Ambiente lavorativo caotico o caratterizzato da pressioni eccessive.

Inoltre, alcune caratteristiche personali possono aumentare il rischio di burnout, come:

  1. il perfezionismo,
  2. una visione pessimistica di sé e del mondo,
  3. il bisogno di controllo
  4. l’instaurare obiettivi e traguardi professionali troppo elevati e irrealistici.

Chi rischia maggiormente il burnout?

Tutte le professioni comportano un potenziale rischio di burnout, ma coloro che operano nelle cosiddette “professioni d’aiuto“, come medici, infermieri, psicologi e assistenti sociali, sono particolarmente esposti a questo fenomeno. Secondo molti ricercatori, il costante contatto con i bisogni e le necessità degli utenti è un fattore stressante che, se non gestito in modo adeguato, può favorire lo sviluppo del burnout.

Anche altri professionisti, come le forze dell’ordine, le guardie carcerarie e i pompieri, che sono spesso impegnati nell’assistenza alle persone o nella gestione di situazioni di emergenza, possono facilmente essere soggetti al burnout.

Rispondi